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appunti di storia

della Chiesa genovese

di Luigi Mons. Borzone

 

titoli :

 

Un primato

Primi vescovi e arcivescovi

i Santi Patroni

Genova e Maria Santissima

Genova e il Papa

i suoi Figli

 

 

S. Siro - S. Desiderio - S. Alberto - Beata Limbania - Giacomo da Varazze - Innocenzo IV - Adriano V - Innocenzo VIII - Bosco Bartolomeo - Vernazza Ettore - Vernazza Battistina - Fieschi Adorno Caterina - Urbano VII - Adorno Giovanni Agostino - Ghiglino Patellani Camilla Medea - Fornari Strata Maria Vittoria - Spinola carlo - Centurione Bracelli Virginia - Durazzo Stefano - Brignole Emanuele - Antero Maria di S. Bonaventura - Pinelli Laura e Lomellini Sofia - Solimani Giovanna Battista - Olivieri Domenico Francesco - De Rossi Giovanni Battista - Biachi Rosa - Accinelli Francesco Maria - Franzoni Paolo Gerolamo - Garaventa Lorenzo - Assarotti Ottavio - D'Albertis Giovanni Battista - Gianelli Antonio Maria - Fransoni Luigi - Cambiaggio Frassinello Benedetta - Oliveri Nicolò - Giorni Vittoria - Pendola Tommaso - Francesco Maria da Camporosso - Frassinetti Giuseppe - Sturla Luigi - Magnasco Salvatore - beata Repetto Maria - S. Frassinetti Paola - Remondini Marcello e Angelo - beato Tommaso Reggio - Roscelli Agosino - Alimonda Gaetano - D'Aste Nicolò - Bonavino Cristoforo - Borghero Francesco Saverio - Montebruno Francesco -  beata Gattorno Anna Rosa - Rossi Teresa - Piccardo Antonio - beata Eugenia Ravasco - Arecco Bartolomeo - Benedetto XV - Minetti Vincenzo - Fassicomo Eugenio - Semeria Giovanni - De Giovanna Maria Raffaella - Fossati Paolo Moglia Giacomo - Noceti Lina

 

 

PREMESSA

 

Questa non vuole e non può essere una storia di Genova cristiana. Sono appunti, flash su episodi eloquenti, valori di una tradizione che non deve spegnersi. Sono la dimostrazione che questi uomini, i genovesi, - che Dante defini ingiustamente "uomini diversi d'ogni costume e pien d'ogni magagna"- furono invece profondamente religiosi, leali e fedeli alla loro religione. Non sempre i poeti colgono nel segno!

Fieri e gelosi della loro indipendenza, rifiutarono di sottomettersi allo stesso Barbarossa e al non meno terribile Federico II: rafforzarono le loro mura e, per arrestarne gli impeti, li ammonirono scrivendo sulla loro Porta: "si pacem portas, licet has tibi tangere Portas, si bellum quaeres, tristis victusque recedes"; poi cambiarono lo stemma della loro Città: vi raffigurarono un grifo, simbolo di Genova, che teneva fra gli artigli un'aquila, simbolo imperiale!, ed una volpe, simbolo di Pisa, aggiungendovi, per maggior chiarezza, la scritta "grifus ut has angit, sic hostes Janua frangit". Cacciarono francesi ed austriaci e ne distrussero le fortezze. Eppure non si ritennero diminuiti nella loro fierezza e indipendenza praticando la religione.

Uomini di mare, navigatori, pescatori, armatori di navi, velieri e galee, furono plasmati dalla dura vita del mare ad una certa rudezza ed essenzialità. Ma tutto questo non costituì ostacolo a che sentissero il bisogno di affidarsi ad una Donna. E la proclamarono loro Regina. Commerciarono. Commerciarono con tutti e furono definiti avari. Non lo furono. Semmai furono parsimoniosi: conoscendo l'arte e i rischi del commercio avevano dovuto imparare prudenza e risparmio. Eppure seppero innalzare opere grandiose in favore dei poveri, degli ammalati, degli appestati. Molte le dedicarono a Maria.

Schietti e riservati, non molto loquaci, preferirono sempre agire. E per diciassette secoli fecero da sé, orgogliosi della loro Repubblica, le cui navi, temibili, solcavano i mari; i cui uomini scoprivano un nuovo continente. Ciononostante, più volte nella storia si chinarono, riverenti e provvidi, verso la Cattedra di Pietro.

Prudenti e concreti, mai smaniarono per le novità, attaccati alle loro tradizioni, nelle quali vissero e attraverso le quali conservarono valori di umanità e di religione: GENOVA CRISTIANA!